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L'intervista
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La giornalista e dj americana Melody Fox ha intervistato l'autrice e l'editore del romanzo.
M.F. Secondo me ogni nostro incontro per le vie di questo pianeta non avviene per caso, e così il mio con Lucilla, avvenuto vari mesi prima che lei terminasse il suo romanzo... Quando ho letto il titolo ho pensato a due cose: Alla morfina e a Morpheus (the god of dreams, sì... il dio dei sogni). Invece, anche se ci sono eventi che potrebbero richiamare le due situazioni menzionate, si arriva al significato leggendo il libro. Cosa che ho fatto tutto d'un fiato, lungo una spiaggia fuori Roma, durante un bellissimo pomeriggio d'autunno...
Perchè proprio il titolo “Effetto morphing”? Senza spiegare troppi dettagli, altrimenti si rovina la sorpresa del “film” libro, puoi dire, Lucilla, perchè hai voluto intitolarlo così?
L.C. Ho cercato di osservare i personaggi nei loro diversi stati d'animo, non solo nelle evoluzioni ma anche nelle situazioni in cui il carattere si deforma. La fotografia e il cinema, che esercitano un forte fascino su di me, utilizzano il morphing per trasformare una cosa o una persona in un'altra.
M.F. C'è qualcosa ispirata ad avvenimenti accaduti, personaggi esistenti? Frammenti di vita? Se invece è pura “fiction” che cosa o chi ti ha ispirato?
L.C. A meno che non sia un articolo giornalistico, ogni volta che scrivo mi concentro su sensazioni e situazioni che ho vissuto in prima persona o tramite persone che mi sono molto vicine. In “Effetto morphing” è sicuramente autobiografica la delusione di trovarsi accanto un compagno che ha la tua stessa passione per le arti visive, ma non vuole condividerla con te. Mi è successo più di una volta, e mi sono decisa a raccontare questa cosa dolorosa quanto inspiegabile, quando ho parlato con altre donne che sono passate attraverso esperienze simili, ma in campi diversi, come ad esempio l'interesse per la medicina o per uno sport.
M.F. Forse questa domanda ti farà venire un velo di tristezza nei tuoi bellissimi occhi, Lucilla, e me ne scuso, però puoi dirmi please (sempre che ti va) perchè il libro è dedicato a tuo padre?
L.C. Forse perchè spero, se fosse ancora qui e potesse leggerlo, in uno dei suoi rarissimi sorrisi di approvazione.
M.F. Cos'hai provato quando hai finito di scrivere il romanzo e l'hai consegnato al tuo editore?
L.C.Mettere la parola fine a un lavoro è un momento bellissimo, indispensabile per poter andare avanti, per poter cominciare qualcos'altro. In questo sono come Massimo, il protagonista di “Effetto morphing”, che non lascia mai un lavoro incompiuto.
M.F. Thank you, Lucille! and Good Luck
L'intervista prosegue con l'editore Alfredo Polizzi.
M.F. Come hai conosciuto Lucilla Colonna e quale è stata la “scintilla” che ha fatto sì che tu credessi in lei e nelle sue capacità come scrittrice?
A.P. Conosco Lucilla da molti anni e ho sempre apprezzato la sua attività di giornalista, ma non ho letto nient'altro di suo, né racconti nè sceneggiature. Quando mi ha mandato il manoscritto di “Effetto morphing”, confesso di averlo messo via senza guardarlo. Un giorno, trovo mio figlio di quattro anni che lo sfoglia e così inizio a leggerlo. Non riesco a staccarmi dalla storia finchè mi accorgo che mio figlio aveva strappato le ultime pagine per gioco. Ma ormai volevo sapere come andava a finire, ho telefonato a Lucilla e le ho commissionato il lavoro.
M.F. Immagino che tu abbia dei sogni e delle aspettative riposte in questo primo romanzo di Lucilla Colonna, sia sul piano umano e morale che su quello materiale (vendite, ecc.). Ti senti di parlarne?
A.P. E' stato un libro fortunato, si può dire che è nato con la camicia, perchè il Comune di Roma ha deciso di contribuire alla sua pubblicazione. Per questo motivo, d'accordo con l'autrice, abbiamo pensato di devolvere una parte dei ricavi alle opere benefiche dell'Associazione Lions, di cui sono consigliere.
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